Il Coro del Miserere accompagna da sempre le processioni penitenziali del Giovedì e Venerdì Santo.
I cantori eseguono in latino il salmo 50 scritto dal Re Davide e di cui riportiamo di seguito la storia.
“L’anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Joab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme. Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall’alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto. Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: «E’ Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l’Hittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa.
La donna concepì e fece sapere a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Joab: «Mandami Uria l’Hittita». Joab mandò Uria da Davide. Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Joab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Uria: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re. Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: «Uria non è sceso a casa sua». Allora Davide disse a Uria: «Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?». Uria rispose a Davide: «L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Joab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!». Davide disse ad Uria: «Rimani qui anche oggi e domani ti lascerò partire». Così Uria rimase a Gerusalemme quel giorno e il seguente. Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Joab e gliela mandò per mano di Uria. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Joab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Joab; parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l’Hittita.
Joab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che erano avvenute nella battaglia e diede al messaggero quest’ordine: «Quando avrai finito di raccontare al re quanto è successo nella battaglia, se il re andasse in collera e ti dicesse: Perché vi siete avvicinati così alla città per dar battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall’alto delle mura? Chi ha ucciso Abimelech figlio di Jerub-Bàal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura? Tu digli allora: Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto». Il messaggero dunque partì e, quando fu arrivato, riferì a Davide quanto Joab lo aveva incaricato di dire. Davide andò in collera contro Joab e disse al messaggero: «Perché vi siete avvicinati così alla città per dare battaglia? Non sapevate che avrebbero tirato dall’alto delle mura? Chi ha ucciso Abimelech, figlio di Jerub-Bàal? Non fu forse una donna che gli gettò addosso un pezzo di macina dalle mura, così che egli morì a Tebez? Perché vi siete avvicinati così alle mura?». Il messaggero rispose a Davide: «Perché i nemici avevano avuto vantaggio su di noi e avevano fatto una sortita contro di noi nella campagna; ma noi fummo loro addosso fino alla porta della città; allora gli arcieri tirarono sulla tua gente dall’alto delle mura e parecchi della gente del re perirono. Anche il tuo servo Uria l’Hittita è morto». Allora Davide disse al messaggero: «Riferirai a Joab: Non ti affligga questa cosa, perché la spada divora or qua or là; rinforza l’attacco contro la città e distruggila. E tu stesso fagli coraggio».
La moglie di Uria, saputo che Uria suo marito era morto, fece il lamento per il suo signore. Passati i giorni del lutto, Davide la mandò a prendere e l’accolse nella sua casa. Essa diventò sua moglie e gli partorì un figlio. Ma ciò che Davide aveva fatto era male agli occhi del Signore.”
Nel corso dei decenni si sono alternate varie melodie: il “gregoriano” con la voce intonante, il “verdiano”, ispirato a quello di Giuseppe Verdi nel “Trovatore”, quello di Mons. Angelo Castellano e quello di Selecchi attualmente eseguito dal coro.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam.
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea, et peccatto meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco: et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum coram te feci:
ut justificeris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti:
incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo, et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus:
et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne projicias me a facie tua: et Spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui: et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae:
et exultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique:
holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum,
Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion:
ut aedificentur muri Jerusalem.
Tunc acceptabis sacrificium justitiae, oblationes, et holocausta:
tunc imponent super altare tuum vitulos.